Venerdì pomeriggio: vermut e savoiardo

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Marc Augé, antropologo e saggista francese, autore del neologismo nonluogo, era spesso oggetto di conversazione tra me e Carmen Artocchini. Io ero attratto da un libro in particolare scritto dall’antropologo francese, un saggio breve sulla metropolitana parigina dal titolo “Un etnologo nel metrò”. In pratica Augè accostava i percorsi del metrò a episodi storici legati alla sua vita, una sorta di autobiografia anche se l’autore non lo ha mai ammesso esplicitamente. Mi piacque molto l’idea di studiare la storia anche così, di capire attraverso lo studio dell’antropologia l’evoluzione culturale di una società, argomento che non lasciò indifferente Carmen Artocchini, anzi, lei lo aveva già fatto, prima di Augè, prendendo anche la metropolitana ma per andare in cucina.Tutta una società che attraverso la gastronomia aveva attraversato epoche più o meno difficili, le sue ricette non si limitavano a dare indicazioni per realizzare un piatto ma erano anche argomentate e spesso legate a racconti di vita. Più volte intervistata, tanto riusciva ad essere a proprio agio dietro ad una macchina fotografica e con la penna in mano, quanto riusciva ad essere a disagio davanti ad una telecamera.

Ebbi anche la fortuna di coinvolgerla in un breve documentario, una sola inquadratura che la vedeva intenta a riporre un libro mentre pronunciava un’unica battuta, ebbene la difficoltà più grande non fu la recitazione ma la scelta della qualifica professionale da scrivere nel sottopancia. Emerse tutta la sua modestia e alla fine, quasi di nascosto, scrissi: studiosa; fosse stato per la lei non avrebbe voluto nemmeno il nome.


Enzo Latronico