Bollettino storico piacentino. Notiziario dall'Archivio di Stato
BSP 1/2015
Per la valorizzazione dei registri dei ruoli matricolari dei Distretti Militari di Parma e Piacenza
In occasione del centenario della Grande Guerra (2014-2018) l’Archivio di Stato di Parma, in collaborazione con la Fondazione Andrea Borri di Parma e l’Archivio di Stato di Piacenza ha promosso la mostra Dal foglio alla trincea. Soldati parmensi alla Grande Guerra (Archivio di Stato di Parma, 6 marzo-26 giugno 2014), organizzata dalla Scuola di Archivistica Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Parma e sostenuta da quattordici amministrazioni comunali della Provincia e dalla Coldiretti di Parma. La mostra è l’occasione per presentare i primi risultati della ricerca pionieristica sui ruoli matricolari dei soldati parmensi nati nel 1895 e 1896, partiti, dunque, a vent’anni per la Grande Guerra. Lo studio, l’unico per la nostra regione, condotto dagli allievi della Scuola di Archivistica Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Parma, con la supervisione della docente di Archivistica Anna Riva (che è anche la responsabile della didattica presso l’Archivio di Stato di Piacenza), ha preso in esame 7.535 fogli matricolari corrispondenti ad altrettanti uomini. Il catalogo Dal foglio alla trincea. Soldati parmensi alla Grande Guerra, edito a cura dell’Archivio di Stato di Parma, dà conto sia dei risultati sia di filoni di ricerca scaturiti dall’indagine. I documenti utilizzati sono conservati presso l’Archivio di Stato di Piacenza, che intende promuovere una ricerca analoga sui fogli matricolari piacentini. (Anna Riva).
I caduti piacentini nella Grande Guerra
Nella ricorrenza del centenario della Prima Guerra Mondiale si è avviato il progetto «Diamo un volto ai caduti piacentini» che arricchisce con foto e ritratti – tratti soprattutto dagli albi realizzati negli anni Venti dai Comuni e raffiguranti variamente reduci, mutilati e scomparsi – la banca dati dei 4.800 piacentini che vi persero la vita. Nella specifica sezione dedicata alla Grande Guerra del sito http//www.piacenzaprimogenita150.it/ finora sono state pubblicate 600 fotografie, cui possono aggiungersi altre informazioni o altri materiali, messi a disposizione anche da studiosi e cittadini, relative ai caduti, quali lettere, documenti, ecc. Inoltre, se sarà possibile, si allegheranno anche i relativi fogli matricolari militari. (Gian Paolo Bulla)
Tesi di laurea di interesse piacentino
– Flavia Barbarini, Giovanni Evangelista Draghi, Università degli Studi di Bologna, Scuola di Lettere e Beni Culturali, Corso di laurea in Lettere, Tesi di laurea in Storia della critica d’arte, a.a. 2013-2014, rel. prof. Marinella Pigozzi. Genovese ma piacentino d’adozione e notorietà, Giovanni Evangelista Draghi ha lasciato, nella seconda metà del Seicento, e soprattutto durante la ducea di Ranuccio II, numerose tracce nella Piacenza che in quel periodo conobbe un rimarcabile splendore decorativo, e le sue numerose commissioni riguardarono molti pregevoli edifici, civili e religiosi. L’A. analizza il grande pittore da un punto di vista originale, in rapporto ad un particolare genere, la quadratura, e alle decorazioni a stucco: infatti il Draghi applicò in terra padana le suggestioni della scuola dei quadraturisti bolognesi dedita alla quadratura. In cinque agili ma densi capitoli l’A. illustra la fioritura dei cicli pittorici e degli apparati decorativi nella seconda metà del Seicento, le fortune del Draghi operante accanto ai Bibiena, al De Longe, al Natali e ad altri, fortune seguite però dalla deplorevole dispersione o scomparsa di alcuni suoi lasciti a causa delle soppressioni napoleoniche e delle trasformazioni, massime in San Savino, procurate dall’estetica neogotica. L’A. scheda le tele presenti nelle chiese piacentine e quelle scomparse, poi si concentra sull’apporto del Draghi ai Fasti Farnesiani, il ciclo di Alessandro Farnese – ora distribuito fra i Musei Civici di Piacenza e il Museo Archeologico di Napoli – per il quale ottenne la nomina a cavaliere. Fra i molti incarichi nei palazzi piacentini, in cui lavorò «in stretto contatto con lo stucco», spicca, anche perché a differenza di altri spazi gentilizi si è mantenuto quasi integro, quello per il salone d’onore del palazzo Arcelli di Bilegno in Via Borghetto 11. Qui le sue tele a soggetto mitologico, di cui l’A. fornisce le schede critiche, sono incorniciate da un ricco apparato stucchivo. Draghi fu anche un abilissimo pittore murale, sia in dimore private sia in chiese – come non ricordare il suo contributo alla prima campagna artistica in San Vincenzo dei Teatini? – ma purtroppo scontò pure in questo ambito incurie e distruzioni come quelle patite nel Palazzo Farnese e nella Reggia di Colorno. Il lavoro si chiude con elenchi accurati: cronologia documentaria, bibliografia e fonti d’archivio. Copia della tesi è depositata presso l’Archivio di Stato di Piacenza. (Gian Paolo Bulla)
– Paolo Morlacchini, I riflessi della Grande Guerra nella stampa piacentina (1918-1922): il caso de «Il Nuovo Giornale» e «Libertà», Università degli Studi di Parma, Corso di laurea in Scienze dell’informazione scritta ed ipertestuale, a.a. 2013-2014, rel. prof. Piergiovanni Genovesi. Il lavoro vuole evidenziare il peso dell’esperienza della Grande Guerra a Piacenza nei primi anni Venti del Novecento. La tesi si articola in due capitoli; il primo – Piacenza nel primo Dopoguerra – dà conto della Piacenza dell’immediato dopoguerra fornendo il quadro economico della città e focalizzando l’attenzione sugli aspetti sociali ed economici, in particolare sulla nascita e sullo sviluppo del socialismo piacentino e sulla nascita del primo Fascismo. Il secondo – I riflessi della Grande Guerra nella stampa piacentina – è dedicato all’analisi degli articoli comparsi sul quotidiano «Libertà» e sul settimanale» «Il Nuovo Giornale». Il lavoro intende così ricostruire da una parte la vita quotidiana in città e i problemi legati all’immediato dopoguerra, come ad esempio i reduci, dall’altra la gestione del ricordo dei caduti e l’elaborazione del lutto dal punto di vista sia privato sia collettivo. Completano il lavoro un’accurata bibliografia e sitografia e l’elenco delle fonti d’archivio consultate. Copia della tesi è depositata presso l’Archivio di Stato di Piacenza. (Anna Riva)