Bollettino storico piacentino. Notiziario dall'Archivio di Stato
BSP 1/2016
Raccolta Mario Arcelli
Angelo Federico Arcelli ha donato allo Stato, che le ha depositate presso il nostro Archivio, le carte del padre Mario, noto economista di origine piacentina (1935-2004), conservate in 65 buste (1952-2004 con docc. dal 1935). Numerosi gli incarichi e le cariche ricoperti: nelle Università di Milano (Bocconi), Padova e Roma (La Sapienza e Luiss); nel governo italiano come consigliere economico e poi come ministro del Bilancio nel 1996; nei consigli direttivi e nei comitati consultivi di numerosi enti ed aziende, tra cui Eni, Banco di Roma, Ras, Banca d’Italia, Confindustria. Presso l’Università Cattolica, sede di Piacenza-Cremona, è costituito il CeSPEM Mario Arcelli, un Centro Studi per promuovere la ricerca scientifica teorica ed applicata su temi di economia e politica monetaria. L’archivio è stato riordinato ed inventariato da Arianna Bonè. (Gian Paolo Bulla)
Fascicoli matricolari militari
Gli archivi degli ex Distretti Militari, ovvero i documenti del personale congedato dal servizio militare, ora raggruppati presso i Centri Documentali Interprovinciali dell’Esercito, saranno concentrati in un polo archivistico in Piemonte. L’Archivio di Stato però è riuscito ad acquisire, assieme ai soliti volumi delle Liste di leva comunali e dei Ruoli matricolari, giunti alla classe 1945, anche i fascicoli dei soldati di truppa, graduati e in qualche caso sottufficiali delle classi dal 1864 al 1926 (ultima partecipante alla II Guerra Mondiale) dell’ex Distretto Militare di Piacenza; da notare che quelli del periodo 1864-1907 sono uniti a quelli provenienti dall’ex Distretto di Parma. Inoltre sono giunte alcune buste relative alle persone meritevoli della qualifica di combattente partigiano/a. Si tratta in definitiva di 1.800 pezzi fra cassette, buste e volumi. (Gian Paolo Bulla)
Dagli Uffici finanziari
È iniziato un versamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, che apporterà una mole ragguardevole di interessante materiale documentario inerente ai servizi catastali dell’ex Ufficio Tecnico Erariale e di pubblicità immobiliare dell’ex Conservatoria delle ipoteche poi Conservatoria dei registri immobiliari. Finora abbiamo ricevuto da una parte: a) Catasto terreni: atti di formazione, bb. 395, 1934-1936, documenti serviti per l’accatastamento in 43 comuni compreso il capoluogo, in maggioranza rilievi (libretti di campagna e calcoli) poi schede e indici possessori, reclami, determinazioni della rendita; b) Catasto terreni: lustrazioni, bb, 15, 1945-1971, lucidi per l’aggiornamento di alcuni fogli catastali di 24 comuni compreso il capoluogo. Dall’altra sono registri prodotti dall’ex Conservatoria delle ipoteche di Piacenza nel primo Ottocento in cui sono annotati iscrizioni e privilegi: voll. 495, 1817-1853. Considerati i traslochi previsti per gli uffici finanziari sono attesi altri depositi di atti sia catastali (partitari, tavole, prontuari, mappe in copia del secolo XX post 1945) sia immobiliari delle Conservatorie dei registri immobiliari di Piacenza (1810-1957 con docc. fino al 1969) e di Bobbio (1866-1973 con docc. precedenti). (Gian Paolo Bulla)
Tesi di laurea di argomento piacentino
– Michela Cavalli, Da Piacenza a Roma: l’impegno tecnico e politico di Giovanni Pallastrelli, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Studi umanistici, Corso di laurea magistrale in Scienze storiche, a. a. 2014-2015, rel. prof. Ivano Granata.
La tesi mette in luce la figura di Giovanni Pallastrelli (1881-1959), politico ed esperto agronomo, che dedicò gran parte della sua vita professionale allo studio dei problemi agrari. Per più di mezzo secolo, da quando, poco più che ventenne, entrò al servizio della Cattedra ambulante di agricoltura e per tutta la successiva carriera, Pallastrelli mise le sue competenze al servizio del Paese, prendendo parte attiva ai vari dibatti riguardanti l’agricoltura italiana e rivestendo vari incarichi tecnici e politici di prestigio: deputato e poi senatore, fu sottosegretario all’Agricoltura e alla Marina, membro della Consulta nazionale e dell’Assemblea costituente, presidente dell’Associazione nazionale dei tecnici agrari e del Consorzio per il credito agrario di miglioramento. Il lavoro mette in risalto in particolare il contributo offerto dall’uomo politico piacentino nel processo di ammodernamento agrario del paese. (Daniela Morsia).
– Giacomo Nicelli, Le più antiche carte della pieve di Olubra nell’archivio della Collegiata di Castel San Giovanni (1122-1223), Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di laurea quadriennale in Filosofia, a. a. 2014-2015, rel. prof. Mirella Ferrari.
Il monumentale lavoro fornisce l’edizione delle carte più antiche della pieve di Olubra conservate nel fondo Pergamene dell’archivio del capitolo della Collegiata di San Giovanni Battista di Castel San Giovanni, originariamente collocato all’interno della chiesa in un locale al piano superiore vicino al presbiterio fino a quando – probabilmente alla fine dell’Ottocento, quando è stato soppresso il capitolo (1877) – è stato smembrato e trasferito nell’archivio parrocchiale, dove è attualmente custodito nella casa canonica. Le pergamene furono sistemate in ordine cronologico da Giovanni Agnelli, che dal 1891 al 1892 attese al riordino dell’archivio parrocchiale su incarico dell’allora arciprete Luigi Sacchelli.
La pieve, che aveva sede nell’abitato di Olubra, attestato dal 954 e che assunse dopo il 1290 la denominazione di castrum Sancti Iohannis in seguito alla costruzione dell’omonimo borgo fortificato, apparteneva alla diocesi di Piacenza e possedeva cappelle e riscuoteva decime in un vasto territorio che si estendeva dal corso del Po alle prime colline della val Tidone fino agli attuali territori di San Damiano al Colle e Rovescala nell’Oltrepò Pavese.
Sono stati trascritti integralmente sessanta documenti che coprono un arco cronologico di un secolo, dal 1122 al 1226: ventisette originali, dieci copie, ventidue regesti settecenteschi e la registrazione effettuata dalla cancelleria pontificia nei Registra Vaticana di un atto già conservato nell’archivio della Collegiata. Ventidue atti sono del XII secolo e altri ventisei sono gli unici documenti superstiti tra l’inizio del secolo successivo e il 1221. Altri dodici atti – dal 1225 al 1226 – che riguardano un procedimento giudiziario davanti a un giudice delegato da papa Onorio III per la rimozione dell’amministratore dell’ospedale pievano promosso dal capitolo e dall’arciprete sono stati trascritti per l’interesse che rivestono sotto il profilo storico e diplomatistico. Attraverso i regesti dei rimanenti ventinove documenti (1223-1226) del fondo Pergamene e di venticinque atti conservati in altri archivi (Archivio Segreto Vaticano, Archivi di Stato di Milano, Parma, Pavia, Piacenza) e biblioteche (Biblioteca Civica «Carlo Bonetta» di Pavia, Biblioteca Comunale «Passerini Landi» di Piacenza), l’A. offre il panorama completo delle fonti documentarie relative ad Olubra.
La corposa introduzione che precede l’edizione delle carte dà conto delle origini di Olubra, dalla mitica fondazione ad opera dell’eroe eponimo Olubrus ucciso in battaglia da locali popolazioni galliche – divulgata da Pietro Maria Campi, sulla base di un raffinato falso della fine del secolo XVI o dell’inizio del successivo – al suo territorio in età romana, epoca alla quale risalgono i primi ritrovamenti archeologici che testimonierebbero l’esistenza di un insediamento all’intersezione tra l’attuale rio Lora e l’asse della Postumia, poi Romea e oggi via Emilia Pavese. Ampio spazio è dedicato all’etimologia del toponimo – rilevato in diverse varianti – attestato dal IX al XII secolo, per passare poi all’analisi di Olubra dalla metà del X secolo all’inizio del XIII. Il secondo capitolo dell’introduzione è interamente dedicato alla pieve dal secolo X al XIII con l’elenco degli arcipreti e degli altri membri del clero plebano e delle chiese situate nel territorio della pieve e, fin dove possibile, la loro localizzazione. Vengono poi passate in rassegna le proprietà fondiarie che si sviluppano fino alla fine del XII secolo, mentre nel successivo il capitolo e l’arciprete sono impegnati a consolidare il patrimonio e a garantirgli un assetto organico e razionale, anche con il ricorso a permute, piuttosto frequenti. L’ultimo capitolo è dedicato all’ospedale pievano e alla sua organizzazione e alla causa del primo trentennio del Duecento contro l’amministratore Milus de Besenzono e sua moglie Ermengarda per la cattiva gestione del patrimonio ospedaliero e per il mancato rispetto degli impegni assunti all’atto della loro entrata in servizio, come ad esempio l’aver continuato a vivere nella medesima dimora e aver percosso la moglie più volte o essere spesso ubriaco (ebriosus et tabernarius). Il terzo capitolo è dedicato all’archivio della Collegiata, dal trasferimento nell’archvio della parrocchia e successivo smembramento ottocentesco, con l’analisi della consistenza del fondo e delle dispersioni delle carte già in epoca antica, sulla base di strumenti di corredo dei secoli XVII e XVIII; segue un’analisi delle tipologie documentarie e un elenco a schede dei notai. Di seguito l’edizione dei documenti con regesto e note relative sia agli attori sia ai luoghi citati.
Completano il lavoro una esaustiva bibliografia, tre mappe relative rispettivamente ai toponimi menzionati nelle carte più antiche della pieve, alla localizzazione della chiesa, del castrum e del burgus, alle chiese presenti nel territorio pievano, e sei riproduzioni di documenti. (Anna Riva)
– Angelica Ziglioli, L’archivio della pieve di Castel San Giovanni di Piacenza: libri canonici dal 1543 al 1985, Università degli Studi di Firenze, Scuola di Studi umanistici e della formazione, Corso di laurea in Storia e tutela dei beni archeologici, artistici e librari, a. a. 2014-2015, rel. prof. Laura Giambastiani.
La tesi di laurea triennale fornisce l’inventario di tre serie – battesimi, matrimoni, morti – dei libri canonici dell’archivio di San Giovanni Battista di Castel San Giovanni. Dopo un breve capitolo, Cenni storici sulla Pieve di San Pietro di Olubra, poi Pieve di San Giovanni Battista, nel quale l’A. ripercorre le vicende della fondazione ecclesiastica dalle origini, prima dell’anno mille, fino all’attuale Collegiata, segue l’inventario de