Bollettino storico piacentino. Notiziario dall'Archivio di Stato
BSP 2/2016
Mostre
In signo notarii
L’idea della mostra – allestita in collaborazione con l’Archivio della Basilica di Sant’Antonino e inaugurata il 24 settembre u.s., nel corso delle Giornate europee del patrimonio 2016, nasce dal censimento dei protocolli notarili dell’Archivio di Stato di Piacenza nell’ambito del progetto «Chartae Vulgares Antiquiores (ChVA). I più antichi testi italoromanzi riprodotti, editi e commentati», che intende descrivere e interpretare, sotto l’aspetto della storia della lingua e della scrittura, la fase del primo formarsi di una tradizione scrittoria del volgare in area italoromanza tramite un’opera di censimento, catalogazione, riproduzione, edizione e commento delle testimonianze scritte più antiche di ogni regione. L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 24 febbraio 2017 (visitabile negli orari d’ufficio dell’Archivio di Stato), presenta inoltre al pubblico l’esito di diversi studi nati proprio nell’Archivio di Stato, che si configura quindi non solo come luogo simbolo della memoria cittadina ma anche come attivo centro di ricerca.
Alla mostra, infatti, hanno collaborato Marta L. Mangini dell’Università degli Studi Milano, che ha curato la sezione che prende in esame i frammenti di registri di imbreviature reimpiegati nelle legature dei protocolli notarili successivi, arrivando così a stabilire la presenza di tali registri nel territorio piacentino e nella zona di Bobbio in particolare negli anni Trenta del Duecento; Filippo Catanese, collaboratore dell’Università di Trento, che indaga il metodo di lavoro di uno dei più importanti notai piacentini del Trecento, Michele Mussi, e del fratello Gabriele attraverso lo studio dei suoi protocolli, dei suoi cartulari e dei suoi atti sparsi tra l’Archivio di Stato e l’archivio del Capitolo di Sant’Antonino; Federica Gennari, storica dell’arte, espone i primi risultati della lunga ricerca sui disegni che si trovano negli atti dei notai piacentini che ha portato al censimento e alla schedatura di oltre trecento immagini dal secolo XIII al XIV; Anna Riva, dell’Archivio di Stato di Piacenza, nella sezione Troppo bello per essere vero. Falsi e falsari nell’Archivio di Stato di Piacenza indaga i falsi presenti negli archivi gentilizi e porta alla luce due falsari, uno del secolo XVI e uno del XVIII, Domenico Massari notaio e archivista; infine Ezio Barbieri, dell’Università di Pavia, riflette sulla credibilità del documento e partendo da un atto del 1136 arriva all’inedita e inaspettata conclusione che a volte un falso è redatto semplicemente per sanare le conseguenze di un atto autentico ‘pasticciato’. Di queste ricerche è stato dato conto nel corso dell’inaugurazione della mostra; i saggi che ne illustrano i risultati saranno pubblicati su questo«Bollettino». (Anna Riva)
Tesi di laurea di argomento piacentino
– Michela Cavalli, Da Piacenza a Roma: l’impegno tecnico e politico di Giovanni Pallastrelli, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Studi Umanistici, Corso di Laurea Magistrale in Scienze Storiche, a.a. 2014-2015, rel. prof. Ivano Granata.
Giovanni Pallastrelli (1881-1959), agronomo e politico, personaggio di spicco nel panorama italiano del XX secolo, dedicò tutta la sua vita allo studio dei problemi agrari. Da quando poco più che ventenne entrò al servizio della Cattedra ambulante di agricoltura di Piacenza, e per tutta la sua successiva carriera politica, Pallastrelli mise le sue competenze tecniche a servizio del Paese e visse in prima persona alcune tappe fondamentali della sua evoluzione agricola. Fu deputato, sottosegretario all’Agricoltura e alla Marina, membro della Consulta Nazionale e dell’Assemblea Costituente, senatore, presidente dell’Associazione nazionale dei tecnici agrari e del Consorzio per il credito agrario per il miglioramento.
La tesi, che mette in risalto il contributo offerto da Pallastrelli al processo di ammodernamento agrario dell’Italia, riscoprendo un personaggio troppo a lungo ignorato o non abbastanza studiato, è basata sulle fonti documentarie conservate presso l’Archivio di Stato di Piacenza, dove sono state depositate diverse carte del tecnico piacentino, la Biblioteca Palatina di Parma, l’Archivio Storico dell’Università di Bologna, l’Archivio della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Il lavoro è organizzato in tre capitoli – Le basi e gli orientamenti politico-culturali di Giovanni Pallastrelli; Per un agricoltura più razionale; Per il risorgimento del Paese – articolati in più paragrafi. Completano il lavoro una Appendice fotografica, l’elenco delle fonti consultate, una esauriente bibliografia e l’elenco delle pubblicazioni di Giovanni Pallastrelli. (Anna Riva)
– Edoardo Bavagnoli, Osservazioni sulle maggiori famiglie consolari piacentine del secolo XII, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Studi Umanistici, Corso di Laurea Magistrale in Scienze Storiche, a.a. 2014-2015, rel. prof. Paolo Grillo. Sulla scorta del dibattito storiografico apertosi dopo la pubblicazione nel 1975 del volume di Hagen Keller, Adelsherrschaft und städtische Gesellshaft in Oberitalien (IX bis XII Jahrhundert), tradotto in italiano nel 1995 col titolo Signori e vassalli nell’Italia delle città (secc. IX-XII), le cui tesi furono riprese in sede locale da Pierre Racine, che ha interpretato la vicenda sociale e politica di Piacenza in questo periodo come la manifestazione del potere e del prestigio delle principali famiglie dell’aristocrazia signorile. Nell’ultimo decennio il dibattito si è ulteriormente arricchito con la pubblicazione nel 2004 del volume Cavalieri e cittadini di Jean-Claude Marie Vigueur, il quale sostiene che non fosse necessaria un’ascendenza capitaneale o signorile per appartenere alla militia cittadina. L’A. ha cercato, quindi, di approfondire l’origine e l’attività politica delle maggiori famiglie dell’aristocrazia consolare piacentina, indagando il loro ruolo nel passaggio dal governo vescovile a quello comunale. Il lavoro, che continua l’indagine svolta agli inizi degli anni Novanta da Gian Paolo Bulla sulla nascita dell’aristocrazia consolare piacentina fino al 1199, si articola in tre capitoli: Il ceto consolare piacentino dall’origine del comune alla lotta con Federico I; Gli anni del Barbarossa: l’aristocrazia cittadina di fronte all’impero; Dopo Legnano: l’élite urbana nell’ultimo quarto del secolo XII. (Anna Riva)