Bollettino storico piacentino. Notiziario dall'Archivio di Stato

BSP 1/2000

Tesi di laurea d'interesse piacentino

Recentemente è capitato di ascoltare, in una manifestazione pubblica, una perorazione in favore del rientro a Piacenza dell'archivio del monastero di S. Colombano di Bobbio, conservato dal 1814 all'Archivio di Stato di Torino. Se tale auspicio - qualcuno direbbe dietrologico - valesse, cosa dire dell'ingentissima documentazione piacentina ubicata a Parma, dalle pergamene dei monasteri soppressi, in gran parte edite, alle carte degli uffici ducali e dello Stato italiano, quest'ultime (Intendenza di Finanza, Provveditorato, Prefettura ecc.) bisognose sì di una maggiore valorizzazione?

Marco Solenghi, con la tesi su Il monastero di S. Sisto di Piacenza nella seconda metà del XIII secolo (1248-1290), Università degli studi di Milano, Facoltà di Lettere, Corso di laurea in Storia, a.a. 1998-1999, relatore R. Perelli Cippo, prosegue nella meritoria edizione del Diplomatico parmense proveniente dagli enti ecclesiastici del Piacentino. La sua passione, così la definisce, per l'Età di mezzo lo porta a indagare le alterne vicende dell'antico cenobio femminile, voluto dall'imperatrice Angilberga negli anni '60-'70 del sec. IX, volto al maschile per l'allontanamento delle monache nel primo sec. XII, commissariato nel Trecento attraverso una Commenda e ricostruito alla fine del Cinquecento dai benedettini della Congregazione di S. Giustina di Padova che vi entrarono nel 1425. Un complesso che, fin dalle sue origini, fu dotato di possessi e giurisdizioni, soprattutto sulle rive del Po, da re, imperatori e duchi: i Farnese fecero, probabilmente, costruire un passaggio sotterraneo, ora murato, tra la cripta sistina e Palazzo Farnese. L'analisi è bene inserita nel contesto storico cittadino contrassegnato, anche a Piacenza, nella metà del sec. XIII, dalle lotte tra le famiglie ghibelline (Landi, Pallavicino, Mancassola) e guelfe (Fontana, Scotti). Vengono, altresì, esaminate le particolarità della conduzione delle proprietà agrarie del monastero e la tipologia dei contratti, in prevalenza investiture "ad fictum".
L'Autore, sulle orme di un'altra tesi dedicata a S. Sisto vent'anni fa dalla dottoressa Fulvini, analizza, nella fondamentale appendice documentaria seguente la disamina storica, ben 307 documenti, dal 1248 al 1290, di cui fornisce datazione (cronica e topica), regesto e trascrizione. Essi s'aggiungono ad altri 239 strumenti sistini, dal 1200 al 1247, già regestati presso l'Archivio di Stato di Parma. Il ricchissimo lavoro è completato da un utile apparato bibliografico, metrologico e onomastico (podestà, abati, notai) senza trascurare l'apporto iconografico incentrato soprattutto su una bella pianta del compendio del sec. XVIII, prima della trasformazione a stabilimento militare.

 

Mostre

Presso l'Archivio di Stato di Piacenza si sono tenute recentemente due esposizioni differenti per la documentazione proposta. La prima - Ex terra aurum. Botanica e agronomia nella Cattedra ambulante di agricoltura di Piacenza (1896-1935), 27 marzo - 28 aprile 2000 - esponeva i trenta reperti floristici più significativi di un consistente "erbario", raccolto settant'anni fa, dalla Cattedra Ambulante di Agricoltura di Piacenza, depositato all'Archivio di Stato dal Servizio Agricoltura regionale passato ora alla Provincia, per interessamento della responsabile Teresita Pergolotti.

I reperti si configurano quale completo repertorio storico della flora dei diversi ambienti naturali piacentini e attesta, in particolare, i mutamenti verificatisi con la rarefazione delle piante commensali per l'aggiornamento delle tecnologie colturali. Per illustrare le molteplici attività di quella singolare scuola "a cielo aperto" che fu la Cattedra ambulante, sono stati esposti alcuni documenti attinenti tratti dagli archivi storici comunali (Piacenza, S. Antonio a Trebbia, S. Lazzaro) conservati nell'Archivio di Stato, in quanto un archivio della Cattedra - istituzione consortile poi statale emanante all'inizio del Novecento dal significativo movimento agrario attorno a Comizi e Consorzi agrari - purtroppo non esiste più. Così come, malauguratamente, non esistono archivi storici del Consorzio agrario o della Federcorsorzi sorta a Piacenza nel 1892 per iniziativa del fidentino Giovanni Raineri. La nostra città, al pari di altre padane come Rovigo, Mantova e Parma, fu autentica levatrice dela cd. modernizzazione agraria poggiante sulla diffusione di nuove tecniche estensive e degli eccipienti chimici, ora, invece, messa in discussione a favore della differenziazione e della qualità biologiche.

La seconda iniziativa - All'alba dell'indipendenza. L'Africa nelle fotografie di Angelo Del Boca inviato speciale (1954-1966), 5 maggio - 9 giugno 2000 - tratta di fotografie, quelle, belle e vivide, scattate da Angelo Del Boca giornalista in Africa, Medio Oriente e Asia negli anni tumultuosi dell'indipendenza che fu relativamente pacifica o conquistata con le armi, come in Algeria o nel Congo. Le 130 immagini proposte, divise per aree geografiche, illustrano le grandi trasformazioni in atto e comprendono anche alcune singolari personalità come l'europeo Albert Schweitzer e il sudafricano Albert John Luthuli. Esse testimoniano un fotogiornalismo "impegnato", cioè obiettivo ma non neutro, quello di Angelo Del Boca, colui che diventerà uno dei maggiori studiosi della storia coloniale italiana. Egli è molto legato a Piacenza perché qui prese parte alla Guerra di Liberazione, nella Prima Divisione "Giustizia e Libertà". Nel 1950 fu assunto come inviato speciale dalla "Gazzetta del popolo" di Torino e nel 1967, terminando la sua carriera di cronista dall'estero, si trasferì al "Giorno" di Milano. Lasciato il giornalismo, si dedica agli studi storici: accanto a "L'Africa aspetta il 1960" (Bompiani, 1959) e "La guerra d'Abissinia (Feltrinelli, 1965), di lui citiamo, pubblicati da Laterza, i quattro volumi de "Gli Italiani in Africa Orientale" (1976-1984), i due de "Gli Italiani in Libia" (1986-1988), "Il Negus. Vita e morte dell'ultimo re dei re" (1995), e la miscellanea "Adua. Le ragioni di una sconfitta" (1997). Dal 1986 è presidente dell'Istituto storico della Resistenza e dell'Età contemporanea di Piacenza e direttore fondatore di "Studi Piacentini", una delle più apprezzate riviste italiane di storia locale e di africanistica. Nel 1999 Del Boca ha ricevuto, dalla Facoltà di Scienze Politiche di Torino, la laurea honoris causa in Storia dell'Africa.

 

Introiti e lavori archivistici

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, attraverso la Soprintendenza Archivistica per l'Emilia Romagna che vigila gli archivi privati e degli enti pubblici, ha acquistato documentazione proveniente dall'azienda di trasporti SIFT - SEA (Società italiana di ferrovie e tramvie poi Società emiliana autoservizi, sec. XX) e dalla famiglia Malvezzi Petrucci Barattieri Anguissola (secc. XIV-XX). La SIFT fu la società concessionaria di alcune linee di trasporti nella provincia di Piacenza dal 1906 e la SEA vi subentrò per la gestione dei servizi su gomma. La loro attività fu rilevata dall'Azienda consortile A.C.A.P. L'ingente materiale (centinaia di pezzi tra faldoni e lucidi) fortunosamente ritrovato nel 1996 ad opera dell'allora assessora alla Vigilanza Urbana Antonini e ricoverato all'Archivio di Stato grazie alla solerzia degli agenti della Polizia Municipale, rappresenta, in pratica, il primo e unico archivio d'impresa piacentino entrato in un archivio pubblico. Dello stesso sono cominciati l'ordinamento e l'inventariazione sommaria attraverso un incarico esterno, attività che lentamente si sta affermando negli Archivi di Stato del Nord Italia assolutamente sguarniti nelle professionalità scientifiche.

Il secondo fondo (una quarantina fra pacchi e cassette) proveniente dal mercato antiquario bolognese, riguarda in gran parte i possedimenti ereditati a Veggiola dai Barattieri e a Cimafava dagli Anguissola. L'ultima discendente dei piacentini conti Petrucci, originari di Pontremoli, Bianca, sposò nel 1827 un Malvezzi Campeggi di Bologna. I Petrucci, nei secoli XVIII-XIX si legarono ad alcune famiglie altolocate piacentine, come, appunto, i Barattieri di Veggiola e gli Anguissola di Grazzano.
 

All'inizio di quest'anno si è entrati in possesso di circa 6.000 fascicoli del Tribunale Militare Territoriale di Piacenza (1919-1920) per processi a carico, in genere, di renitenti alla leva. E' stato acquisito, inoltre materiale contabile - secondo archivio d'impresa in verità - proveniente dal fallimento delle Terme di Bacedasco (1971-1986 ca) del quale sono state subito commissionate la selezione ed elencazione. Infine, si sono completati i seguenti lavori a corredo della sala di studio: la revisione dell'inventario della Procura della Repubblica di Piacenza (1876-1957); l'elenco del fondo delle aste irrigue dei Consorzi idraulici di III categoria (sec. XX, con docc. dal 1871); l'elenco della serie Ospedale grande poi Ospizi civili, Eredità e legati (secc. XVI-XIX). Infine, tra gli incarichi professionali affidati spicca quello relativo all'inventariazione dell'importante fondo privato Cigala Fulgosi (1126-1837). A questo proposito, considerato che le risorse finanziarie dell'Archivio di Stato non sono certo cospicue, si auspica che anche fondazioni, associazioni e filantropi avanzino e finanzino progetti di recupero del patrimonio archivistico, ricavandone, se non altro, merito e lustro di fronte alla cittadinanza.