Bollettino storico piacentino. Notiziario dall'Archivio di Stato

BSP 1/2018

Dall’Archivio di Stato


Nuove accessioni

Negli ultimi anni non si è arrestata l’acquisizione di documentazione d’interesse che aggiorna il patrimonio posseduto oppure lo arricchisce di nuove fonti. Nel primo caso ciò è avvenuto con il Tribunale di Piacenza, dal quale sono giunti fascicoli dei Fallimenti (1950-1976, bb. 427), e gli Atti dello stato civile dei comuni della provincia di Piacenza, Atti e Allegati (1866-1905, bb. 2.248), mancanti questi ultimi, purtroppo, di numerosi indici utili alla ricerca. Allo stesso modo, riprendendo precedenti accordi, il Comune di Piacenza ha consegnato Delibere e verbali degli organi politici dal 1946 al 1970, mentre l’Azienda Usl di Piacenza ha colmato molte lacune fra i registri (di spe- dalità, di consumazione, mastri, inventari) del fondo Ospedale grande e Ospizi civili di Piacenza, con 579 pezzi (1753-1930).

Materiali diversi e originali sono rappresentati invece dalle serie: Scuola media Dan- te-Carducci, Elaborati degli esami (1979-2003), pacchi 25; Prefettura di Piacenza, Registri delle patenti (1902-1987), regg. 179; Carte e manoscritti di storici ed eruditi piacentini, Artocchini (1913-2013), bb. e scatole 17. L’Archivio infatti ha acquisito carte e oggetti personali e familiari nonché parte della biblioteca (946 unità bibliografiche) della com- pianta professoressa, della quale si sta preparando la completa bibliografia a stampa. Per quanto riguarda il patrimonio bibliografico si segnala pure l’ingente lascito della
soppressa biblioteca della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Piacenza: un nucleo di 700 titoli, fra monografie, riviste e collane, relative alla storia economica locale e nazionale.


Nuovi strumenti


L’elenco degli inventari pubblicati alla pagina http://www.archiviodistatopiacenza.beniculturali.it/index.php?it/203/sias-sistema-informativo-degli-archivi-di-stato si è arricchito di ulteriori strumenti di ricerca. Citiamo: Archivio notarile di Piacenza, Atti dei notai (1292-1884); Archivio notarile di Bobbio, Atti dei notai (1379-1882); Casati Rollieri, Plichi (1400-1873); Istituto comprensivo di Lugagnano Val d’Arda, Scuole elementari e medie (1923-2001); Collegio dei notai di Piacenza (1388-1821, con atti in copia); Consiglio ge- nerale e anzianato, Allegati alle provvigioni (1549-1804, con docc. dal 1499); Ospedale civile ed enti precedenti di Borgonovo Val Tidone (1606-1954). In alcuni casi si tratta della verifica e della ripresa di repertori dattiloscritti, conseguite anche con l’intervento dei nostri volontari del Servizio Civile, in altri di nuovi lavori.
Frutto della stretta collaborazione con l’Archivio Storico Diocesano è infine l’acqui- sizione del riversamento digitale delle Visite Pastorali della Diocesi di Piacenza (1525- 1836), che consentirà, attraverso l’uso del computer invece del lettore di microfilm, una migliore visione degli atti riprodotti. (Gian Paolo Bulla)



Il riordinamento dell’archivio del senatore Alberto Spigaroli


Alberto Spigaroli è stato un uomo politico particolarmente impegnato sul fronte della tutela dei beni storici e culturali sia sul piano nazionale che su quello locale. Nato a Besenzone il 13 gennaio 1922, insegnante di storia ed italiano in istituti tecnici di Lodi e Piacenza, ricoprì la carica di sindaco di Piacenza dal 1961 al 1963. Esponente della Democrazia Cristiana, fu senatore nelle legislature IV, V e VI (1963, 1968, 1972) e deputato nella VII (1977). Durante i suoi mandati ricoprì diverse cariche: fu componente delle Commissioni Istruzione e Belle arti, dal 1974 al 1976 Sottosegretario del Ministero per i Beni culturali ed ambientali e nei due anni seguenti Sottosegretario alla Pubblica istruzione. Successivamente fece parte del Consiglio nazionale per i beni culturali e del Comitato di settore per i beni architettonici. Nel 1965 fu eletto presidente dell’Ente per il restauro e l’utilizzazione di Palazzo Farnese, istituzione che guidò per decenni con grande impegno. Forte fu sempre il legame con la città di Piacenza che nel 1996 gli ha tributato l’‘Antonino d’oro’. Spigaroli è morto a Roma il 18 agosto 2014.
Il Consiglio direttivo dell’Ente Farnese in memoria del suo storico Presidente ha promosso, assumendone parte dei costi, il riordinamento dell’archivio del senatore in vista del suo conferimento all’Archivio di Stato della città, che lo renderà accessibile alla consultazione e allo studio. L’Archivio ha fatto propria l’iniziativa, affidandone la direzione e la realizzazione a proprio personale: l’incarico è stato assegnato all’archi- vista Arianna Bonè.
L’archivio, messo a disposizione dalla famiglia, consta di 40 scatoloni che coprono un arco cronologico dagli anni Cinquanta agli anni Duemila per un totale di ventidue metri lineari, ai quali si sono aggiunti e si stanno aggiungendo altri materiali in suc- cessivi versamenti.
Ad un primo sommario esame la documentazione afferisce alle seguenti partizioni: carriera politica (sindaco di Piacenza, deputato, senatore); scuola (insegnamento, impe- gno sindacale); Ministero per i Beni Culturali; Ente per il restauro di Palazzo Farnese. L’archivio non contiene documenti di natura strettamente personale e privata, rimasti presumibilmente presso gli eredi; si tratta dunque di ricostruire, più che un ‘archivio di persona’, l’archivio di una personalità.
Alcuni fascicoli presentano intestazione di mano del senatore, ma la maggior parte della documentazione è senza nessuna indicazione e non sembra aver avuto un ordi- ne preciso. Frammisti ad appunti e scritti autografi si ritrovano fotocopie, ritagli di giornale, materiale grigio, opuscoli a stampa. Data la natura estremamente eterogenea dei materiali, prima di procedere al riordino si rende necessaria un’ulteriore selezione, obbligata dalle molteplici copie dei materiali di lavoro e anche dal supporto di molti documenti – carta chimica degli anni Settanta – che ormai non consente più la lettura. Dal riordino delle carte e della divisione in serie dei documenti si arriverà ad un inventario analitico, che consentirà di mettere a fuoco e approfondire le molteplici at-
tività di Alberto Spigaroli. (Vittorio Anelli)


Tesi di laurea di interesse piacentino


– Emilio Bardella, I Miracula Sancti Columbani: dinamiche del potere in un’agiografia “politica” del X secolo, Università degli Studi di Parma, Corso di Laurea magistrale in Lettere classiche e moderne, a.a. 2015-16, rel. prof. Roberto Greci.
Il lavoro di ricerca parte dall’analisi dei Miracula Sancti Columbani, un testo anonimo agiografico composto nella seconda metà del X secolo nel monastero di Bobbio e traman- dato in appendice alla più nota Vita Columbani et discipulorum eius di Giona di Susa.
Il testo, di natura ibrida – appartiene al genere agiografico dei Miracula ma in realtà il vero fulcro della parte centrale della narrazione è la translatio del corpo di Colombano da Bobbio a Pavia –, è stato scritto alla metà del X secolo o poco dopo, durante l’abbaziato del vescovo di Tortona Giseprando, e narra vicende degli ultimi anni Venti del secolo, quando la carica di abate era ricoperta da Gerlanno e il monastero dovette organizzare la traslazione del corpo venerabile presso la corte regia di Pavia, per difendersi dalla sottrazione di beni monastici attuata dal vescovo di Piacenza e dal conte suo fratello. La finalità dell’anonimo autore sembra quella di tramandare le miracolose vicende del recente passato per parlare del presente, indirizzando un vigoroso monito al vescovo, colpevole di alienare terre di proprietà del monastero. In un momento di debolezza del monastero, sia verso avversari esterni che interni, l’utilizzo del corpo del santo si riveste di un forte significato identitario, e l’agiografia dell’anonimo monaco diventa architrave di una costruzione difensiva che non può che passare per la figura del fondatore, per le capacità miracolose con le quali il santo soccorre i suoi fedeli e quelle terribili con le quali atterrisce i loro nemici, insomma attraverso un uso politico e culturale, pro- grammaticamente voluto, dell’ultima arma che rimaneva ai monaci, il sacro. L’A. ana- lizza complessivamente i Miracula e si sofferma sul cuore del racconto, costituito dagli eventi di natura giudiziaria ambientati a Pavia: il testo, infatti, è l’unica testimonianza italiana dell’uso processuale delle reliquie. In questi capitoli l’A. sottolinea i numerosi particolari di interesse storico riuscendo a evidenziare i parallelismi e le differenze fra la situazione narrata nei Miracula, quella dei tempi dell’abate Gerlanno, e la situazione contemporanea all’autore, che compone il testo come monito per l’abate Giseprando e svolge un’indagine sul duplice binario della microstoria e della macrostoria. Grazie ai Miracula infatti l’A ricostruisce la rete di legami del monastero di Bobbio nel X secolo e fornisce utili chiavi di lettura dei processi politici che interessavano in quel momento l’Italia settentrionale. (Anna Riva)

– Stefano Degli Esposti, Chiese, monasteri e archivi: fonti per la storia della società pia- centina di XI secolo, Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, Corso di Dottorato di ricerca in Scienze storiche e beni culturali - XIX ciclo, Direttore di tesi prof. Anna Modigliani, co-tutor prof. Paola Galetti, a.a. 2016-17.
La ricerca trae spunto da una ricognizione documentaria – Atti privati e storia medioevale – effettuata negli anni Ottanta da Cinzio Violante, che vedeva Piacenza al- tomedievale seconda solo a Lucca per la ricchezza di carte private d’archivio, e dal fatto che dal X secolo i documenti degli archivi piacentini sono per la maggior parte inediti. La documentazione dà conto dell’importanza nel secolo XI della città, crocevia viario fondamentale tra Pavia e Roma, teatro del contrasto tra Corrado II e Ariberto da Intimiano e di uno storico incontro nel 1046 tra il papa e l’imperatore, poco pri- ma della fase più acuta della lotta per le investiture. Piacenza e le sue istituzioni so- no profondamente coinvolte negli scontri ideologici della seconda metà dell’XI secolo: i suoi vescovi passano dallo schieramento filoimperiale a quello filopapale, entro cui infine la città viene riportata da papa Urbano II in persona, che tiene qui il concilio che precede la prima Crociata, superando definitivamente la politica filoimperiale degli anni del vescovo Dionigi.
Il lavoro, dopo una breve mappatura dell’edito, si concentra sull’inedito partendo da un censimento del materiale presente nei principali archivi piacentini, cui è seguita la puntuale regestazione di tutte le carte rinvenute tra X e XI secolo per comprenderne la portata e le potenzialità storiche. Poiché i documenti ammontano a circa un migliaio di unità l’A. si è concentrato su quelli di XI secolo, che sono 433. La maggior parte pro- viene da Sant’Antonino e dalla Cattedrale, i restanti dai monasteri urbani di San Savino, San Sisto e San Sepolcro. Delle carte sono stati indagati gli elementi significativi per la comprensione delle dinamiche storico-politiche dell’epoca, tra cui l’apporto del ruolo vescovile nel quadro istituzionale, l’attestazione di edifici sacri in città, la nascita e la presenza della prima cattedrale piacentina e la diatriba che ha diviso Santa Giustina e Sant’Antonino, lo studio dei monasteri benedettini oltre a dati di tipo insediativo quale la diffusione del castrum e della plebs e i rapporti feudali, sottolineando come la storia delle famiglie si intrecci con quella delle altre istituzioni e segua il destino di alcuni dei suoi membri che ne gestiscono i patrimoni. Il lavoro è diviso in tre parti; la prima, Origine e sviluppo delle istituzioni ecclesiasti- che piacentine, è organizzata in tre capitoli – La basilica di Sant’Antonino, Il monastero di San Savino, Il monastero dei SS. Sisto e Fabiano e il monachesimo a Piacenza –; della seconda parte, Vescovi, società e ceti dominanti piacentini, fanno parte i capitoli: Il ve- scovo di Piacenza, Feudalesimo e poteri signorili, Ceti dominanti e funzioni istituzionali, Ceti dominanti e gruppi consortili. L’ultima parte – Regesti di documenti privati e pub- blici a Piacenza di XI secolo – è un’appendice documentaria. Seguono le Considerazioni conclusive, che danno un quadro sintetico ed efficace dell’imponente lavoro. L’Elenco delle immagini dà conto degli innovativi supporti alla ricerca che l’A. ha prodotto, quali grafici, alberi genealogici e carte topografiche realizzate con una piattaforma GIS. Con- clude il lavoro una corposa Bibliografia. Copia della tesi è depositata presso l’Archivio Capit