Bollettino storico piacentino. Notiziario dall'Archivio di Stato
BSP 2/2002
Buone nuove per gli archivi statali
Per quanto riguarda i versamenti dagli uffici (o ex uffici) dello Stato il 2003 dovrebbe portare qualche interessante novità. Da una parte si sono iniziate le operazioni di selezione del materiale, temporaneamente allocato in modo disordinato presso il Liceo Artistico, dell'ex Provveditorato Scolastico di Piacenza, che in parte confluirà nell'Archivio di Stato. Parimenti, nel 2003 partirà l'acquisizione degli archivi storici scolastici della provincia di Piacenza, finora impedita dalla mancanza di spazio. Si tratta di una raccolta che si ritiene potrà formare un significativo patrimonio documentario per gli studi sociali e sociologici.
A questo proposito si tenterà di avviare un progetto di volontariato tramite il Servizio civile nazionale e gli enti che vorranno promuoverlo (Regione Emilia Romagna, enti locali, Arci). Durante la II Conferenza regionale sul Servizio civile, tenutasi a Piacenza lo scorso 2 dicembre, l'Archivio di Stato infatti ha prospettato un intervento di censimento, selezione e deposito di materiale archivistico pubblico (statale e comunale) nel quale impiegare un paio di giovani archivisti/e volontari. Prosegue, in collaborazione con il Tribunale di Piacenza, il reperimento degli archivi delle ex Preture territoriali: dopo Borgonovo toccherà a Rivergaro e a Piacenza. Per renderli fruibili occorreranno anche interventi di pulizia e disinfezione, così come sull'ingente materiale civile e penale dei secoli XIX e XX giacente ancora presso il Tribunale, che senz'altro comprende alcune preture da lungo tempo soppresse.
In favore degli archivi privati
Il 13 novembre 2002 è stata inaugurata con grande successo (vedi il breve filmato scaricabile alla pagina Web http://www.aspc.archivi.beniculturali.it/bac.htm nella Bacheca degli eventi del Notiziario) la mostra documentaria e didattica Storie di casa. Negli archivi storici delle famiglie piacentine (secc. XVIII-XIX) che rappresenta forse il culmine, almeno dal punto di vista del riconoscimento pubblico, di un'intensa attività di ricerca e di valorizzazione degli archivi storici familiari avviata negli ultimi anni, grazie soprattutto al contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Gli incarichi di riordinamento a un piccolo gruppo di archivisti professionisti hanno agevolato la realizzazione della manifestazione e altri lavori seguiranno su questi particolari fondi che nell'Archivio di Stato di Piacenza si rinvengono numerosi, in parte quale illuminato deposito da parte dei rispettivi proprietari, in parte perché a suo tempo aggregati all'Archivio storico del Comune di Piacenza che l'Archivio di Stato detiene dal 1976, o, addirittura, acquistati per conto dello Stato dalla Soprintendenza Archivistica. E' un tipo di documentazione che, per qualità e per quantità, riveste un'importanza fondamentale nella memoria storica di Piacenza, vuoi per il ruolo istituzionale e sociale svolto dal ceto magnatizio, nobiliare e alto-borghese, vuoi per la relativa penuria di documentazione governativa o pubblica. Allestita in Palazzo Farnese, la mostra - curata da Cecilia Cametti, Anna Riva e Anna Còccioli Mastroviti - durerà almeno fino al 28 febbraio 2003 per permetterne la fruizione al maggior numero possibile di persone e di studenti. Tra i promotori - accanto all'Archivio di Stato e alla Fondazione - c'è il Servizio Formazione del Comune di Piacenza che ha concesso visite guidate gratuite a 21 scolaresche cittadine, fra elementari e medie. Alle classi che s'aggiungeranno, a quelle provenienti dalla provincia e agli istituti superiori - così come ad altri gruppi organizzati di cittadini - sarà comunque possibile servirsi di archiviste che illustreranno l'articolato percorso tra documenti e oggetti rievocanti la società aristocratica piacentina tra XVIII e XIX secolo. Il ricco catalogo, curato da Anna Riva, presenta brevi saggi introduttivi alle sezioni, all'interno delle quali sono ben descritti i 127 pezzi esposti. Le sette sezioni sono dedicate a: Gli archivi di famiglia; La società piacentina nei secoli XVIII-XIX; Le famiglie nobili; La gestione del patrimonio; La residenza e la gestione della casa; La vita in società e gli svaghi; Gli studi e la cultura. Nel percorso sono compresi due "isole" o laboratori didattici, l'uno riservato all'archivio nobiliare rappresentato come entità fisica entro un armadio d'epoca e l'altro dedicato al tema della scrittura e della lettera, con sfoggio di penne d'oca, pennini e falsariga, di timbro e ceralacca. Nel catalogo trovano posto inoltre strumenti molto utili: una cronologia locale e generale dei secoli XVIII e XIX protagonisti dell'evento; un glossario di termini archivistici; una bibliografia; un quaderno didattico per esercitazioni e approfondimenti in classe. Si ricorda infine che alla raccolta degli atti dell'omonimo convegno del 12 aprile 2002 sarà dedicato il prossimo fascicolo monografico del Bollettino Storico Piacentino (primo semestre 2003); intanto gli abstract delle relazioni e delle comunicazioni sono reperibili alla pagina Web di questo Notiziario http://www.aspc.archivi.beniculturali.it/not10.htm.
Tesi di laurea d'interesse piacentino
Una consistente ricerca documentaria è quella di Sara Perini (La devianza giovanile nel Piacentino nella prima metà dell'Ottocento. Casa di correzione, esposti, orfani: percorsi di vita, Università Cattolica di Milano, Facoltà di Scienze della formazione, a.a. 2001-2002, relatore Simonetta Polenghi) che tocca fondi giudiziari e assistenziali per enucleare talune linee guida nella condizione giovanile a Piacenza nel primo Ottocento, da alcuni episodi di devianza agli affidamenti agli istituti di carità.
L'A. analizza anche - grazie a una buona bibliografia - gli studi più importanti in argomento prendendo a cesura la dominazione francese che modificò le caratteristiche dell'assistenza da atto religioso e di coscienza a "questione di utilità sociale e di ordine pubblico". Altra divaricazione è data dalla religione nazionale, laddove nei Paesi protestanti l'abbandono istituzionale dei bambini fu fenomeno irrisorio, limitato dal senso di responsabilità individuale e da una minore ostilità verso le madri sole. Dopo aver passato in rassegna le principali città italiane, si passa a Piacenza, in particolare alle vicende dei nuovi Ospizi Civili fondati nel 1806 e dell'annesso Brefotrofio di cui è descritto il funzionamento. Fra i trovatelli, entrati soprattutto tramite la "ruota", la mortalità era elevatissima; i sopravvissuti in parte rientravano negli istituti dove conducevano l'esistenza accanto agli orfani, in parte avevano a che fare con i Tribunali. Ai percorsi di vita di alcuni di quest'ultimi sono dedicate le ultime pagine della ricerca che ha scontato il fatto che gli archivi utilizzati non dispongono di inventari completi e potrebbero essere integrati con documentazione ancora presso gli uffici giudiziari. Copia del lavoro è depositata presso l'Archivio di Stato.
In I matrimoni fra parenti nella diocesi di Piacenza (1749-1774), Università degli studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2001-2002, relatore Raul Merzario, Micko Maria Alberti vaglia le "dispense matrimoniali" dell'archivio storico della Curia vescovile di Piacenza per mettere in luce motivazioni e dinamiche matrimoniali endogamiche in un preciso arco cronologico, secondo l'uso della demografia storica che ormai evita le generalizzazioni. Dopo una breve disamina dei contratti matrimoniali in età antica e medievale, si giunge al XVI secolo quando alle consuetudini locali si sostituì la sacramentalizzazione religiosa sancita con il Concilio tridentino. Tra gli impedimenti al matrimonio contemplati dal diritto canonico sono considerati qui solo la consanguineità (tra parenti fino al IV grado calcolato diversamente dal diritto civile) e l'affinità degli aspiranti sposi, i quali, per ottenere la dispensa onerosa presso la Dataria della Curia pontificia, dovevano addurre particolari motivazioni. Esse, descritte in un compendio coevo, erano di natura sociale (relativo isolamento del circondario, carenza o assenza di dote, superamento di liti interfamiliari, ecc.), sessuale (consumazione avvenuta o sospetta), religiosa (minaccia di sposare protestanti). Delle 1109 dispense spogliate, più della metà riguardano il territorio diocesano montano, con netta prevalenza del motivo socio-topografico racchiuso nella formula del "paese angusto di pochi fuochi" che denota possibilità relazionali assai ristrette. Le altre motivazioni più utilizzate sono il raggiungimento del 24° anno da parte della sposa e il sospetto di copula. Copia del lavoro è depositata presso l'Archivio di Stato.