Bollettino storico piacentino. Notiziario dall'Archivio di Stato
BSP 2/2011
Mostra: Ragazzi. Piacentini alla Guerra del ’15-’18
La mostra, inaugurata il 4 novembre presso l' Archivio di Stato di Piacenza, è l'evento conclusivo delle celebrazioni cittadine per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. L'esposizione è nata dal laboratorio didattico omonimo proposto nell'anno scolastico 2010-2011 che, di fatto, ne ha costuituito la fase preparatoria, prendendo spunto dalla famosa frase di Massimo d’Azeglio «Abbiamo fatto l’Italia. Ora si tratta di fare gli italiani», generalmente intesa come un appello alla creazione di un’identità nazionale, che comunque si realizzerà, almeno in parte, solo nella prima guerra mondiale che agì sicuramente come fattore unificante del neonato Regno d'Italia. Al fronte si ritrovarono, infatti, molti uomini provenienti da ogni parte d’Italia. Gli anni della guerra furono un momento di “nazionalizzazione” degli Italiani. Ceti sociali diversi trovarono modo di identificarsi in quel frangente storico e di ritagliarsi una fisionomia: lo fecero i piccolo borghesi e fu così per gli intellettuali, i quali, prevalentemente interventisti, si ritrovarono a condividere le scelte del governo. Fu così anche per i borghesi che, in generale, si ritrovarono compatti, appoggiati ai mezzi di comunicazione di massa, sulla linea di un sentimento nazionale condiviso. La stampa fu il riflesso e lo strumento amplificatore di questi fenomeni. Con quei nuovi mezzi la guerra veniva proposta come atto conclusivo del processo risorgimentale, come un appuntamento con la storia a cui non poteva sottrarsi nessun italiano. La mostra, con chiari intenti didattici, si propone di mettere in luce alcuni tra i fondi archivistici contemporanei della città e della provincia di Piacenza, attraverso lo studio di materiali in gran parte inediti, come ad esempio quello della serie dei registri e dei ruoli matricolari del fondo dei Distretti militari di Parma e Piacenza, del fondo Stefano Fermi e del fondo Pietro Castagna e l’archivio dell’ospedale psichiatrico di Piacenza. Grande spazio è dedicato anche alla pubblicistica dell’epoca (giornali locali e nazionali). Per la prima volta sono visibili ad un pubblico anche non specialista documenti significativi: giornali d’epoca, documenti ufficiali e di propaganda, fotografie e manifesti. Tra i pezzi archivistici e documentari di maggior interesse figurano quelli provenienti dagli archivi e dalle raccolte dei privati cittadini che contengono decorazioni, fotografie, lettere ancora sconosciuti. Particolare importanza rivestono i cimeli, mai esposti prima – elmetti, divise, biciclette militari, oggetti d’uso quotidiano in tricea, opere d’arte – di privati, enti e associazioni. Alcune delle classi – scuola primaria di Cortemaggiore, scuole secondarie di Alseno, Castelvetro, Calendasco e Sarmato – che negli scorsi anni scolastici hanno seguito il laboratorio didattico "Ragazzi. Piacentini alla Guerra del ’15-’18" hanno esposto i loro lavori, che costituiscono parte integrante del percorso espositivo. Il percorso è articolato in diverse sezioni accompagnate da pannelli esplicativi e ogni pezzo sarà dotato di una didascalia completa ed esplicativa. Aprono la mostra alcuni le carte dell’Europa prima e dopo la Prima Guerra Mondiale, del fronte italiano e del fronte italiano; segue la prima sezione costituita dalla "Cronologia" (Le date della Prima Guerra Mondiale 1914-1918), dal "Glossario" (Le parole della guerra)e da "I numeri" (La Prima Guerra Mondiale in cifre). La prima sezione è dedicata alla Guerra delle parole, cioè la guerra vista dalla stampa dell’epoca; è stata ricostruita una rassegna stampa 1914-1919 che i visistatori possono sfogliare. Vengoono poi le sezioni dedicate alla propaganda: la guerra delle donne e la guerra dei bambini con manifesti originali e una significativa raccolta di cartoline per le truppe per passare poi alla sezione della Guerra dei soldati dove trovano posto le storie dei piacentini alla Grande Guerra accanto alle lettere e alle fotografie sono visisbili per la prima volta medaglie e cimeli de soldati. All’interno di questa sezione sono stati inserite le ricerche relative ai Pontieri nella Grande Guerra, agli Scemi di Guerra, ai Costi umani della guerra (i feriti, i mutilati e gli invalidi) ai cimiteri di guerra e ai munumenti ai caduti. (Anna Riva)
Tesi di laurea d’interesse piacentino
- Federica Gennari, Costruzione e affermazione identitaria nella Castell'Arquato medievale: aspetti storici, urbanistici e architettonici, Università degli Studi di Parma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea Specialistica in Storia dell'Arte, a.a. 2009-2010, rel. Prof. Roberto Greci. Il lavoro, basato sia su documenti d'archivio – principalmente il Registrum Magnum del comune di Piacenza e gli Statuta di Castell'Arquato – e su un'ampia bibliografia di cui si dà conto nell'ultimo capitolo, nella prima parte affronta il tema della affermazione dell'identità cittadina del borgo della Val d'Arda durante l'età medievale, esaminando l'impianto urbano non solo attraverso l'analisi del maggiore monumento religioso, la pieve poi collegiata di Santa Maria ma anche attraverso i monumenti civili: il Palazzo Comunale prima e la rocca Viscontea poi. Il periodo comunale ha rappresentato per Castell'Arquato il monumento di maggiore aspirazione autonomistica e autocoscienza “cittadina”, spinta da una necessità di indipendenza le cui pretese nacquero dalla crescente rilevanza politica e amministrativa assunta nel corso dei secoli, strettamente collegata alla decadenza del non lontano polo romano do Velleia. La fortuna del borgo fu sicuramente determinata dalla favorevole posizione geografica, punto di controllo ottimale del confine piacentino-parmense e della relativa rete viaria. L’affermazione del comune arquatese si concretizza a livello architettonico con la costruzione del Palazzo Pubblico nel 1292- 1293, per volontà di Alberto Scotto. Sotto il profilo urbanistico, la costruzione del Palazzo Comunale rappresentò un fattore rivoluzionario, soprattutto rispetto alla collegiata che costituiva il nucleo più antico locale. Il principale intervento di valore urbanistico che seguì la costruzione del palazzo Comunale fu la realizzazione del porticato e della relativa scalinata sul fianco sinistro della collegiata, un evidente e tardivo tentativo (sec. XIV) di rimediare all’esclusione della chiesa dal “controllo” della nuova piazza. Il secondo atto del processo di definizione della piazza fu avviato con l’erezione della Rocca (1342) che risponde all’esigenza di insediare il signum del dominio militare visconteo nel cuore dell’abitato ma soprattutto di compartecipare al controllo della piazza quale sede per antonomasia potere locale. Con la nuova caratterizzazione urbanistica il processo di definizione dell’identità locale giunse a compimento: la piazza si elevò a luogo di riconoscimento politico, di mercato, di assemblea popolare e di raccoglimento religioso, riassumendo in sé tutte le più importanti funzioni del borgo. Nella seconda parte Analisi artistica e architettonica vengono presi in esame i monumenti più significativi di Castell'Arquato: la Collegiata di Santa Maria, il Palazzo del Podestà, la Rocca Viscontea. Copia della tesi è depositata in Archivio di Stato di Piacenza (Anna Riva).
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