Bollettino storico piacentino. Notiziario dall'Archivio di Stato

BSP 2/2012

Lavori archivistici

Il 29 settembre, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2012, è stata presentata la banca dati digitale della raccolta Mappe e disegni: oltre seimila pezzi, che spaziano dal XVII secolo alla prima metà del XX e che rappresentano uno dei fondi più consultati dell’Archivio. I documenti, di vario formato, si presentano su carta o lucidi, alcuni su tela e sono eseguiti con inchiostro, inchiostro acquerellato o a matita. La banca dati è stata realizzata secondo gli standard internazionali, comprende riproduzioni in tre formati, il meno elevato dei quali utile alla consultazione in rete geografica a partire dal sito web dell’Archivio di Stato, e la generazione di file XML con le descrizioni archivistiche. La sua disponibilità permetterà una consultazione più agevole di una documentazione molto frequentata e di limitare al massimo l’uso degli originali. La banca dati, curata da Patrizia Anselmi, si va ad aggiungere alle altre già disponibili: quella delle planimetrie del Catasto borbonico e quelle testuali della guida ai complessi documentari (Sistema Informativo degli Archivi di Stato) e del catalogo della biblioteca d’istituto (OPAC provinciale). (Gian Paolo Bulla).

L’archivio della sezione di Piacenza dell’Associazione Nazionale fra Mutilati e invalidi di guerra

L’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra, sezione di Piacenza, fu fondata il 10 novembre 1918, come sezione dell’ANMIG Nazionale, che già dal 1917 era attiva per dare un adeguato sostegno economico e sociale ai combattenti italiani avevano riportato mutilazioni o invalidità in guerra. Nel 1929 l’Associazione divenne un ente morale e, in seguito, continuò la sua opera anche a vantaggio dei mutilati e degli invalidi della II Guerra Mondiale. Dal 1939 la sezione piacentina dell’Associazione ha sede nella Casa del Mutilato in Piazza Casali, edificio a pianta ottagonale progettato da Alfredo Soressi. Nel 2000 è stata istituita la “Fondazione dell’ANMIG”, che permette l’iscrizione anche ai figli dei mutilati e ai loro discendenti. Un primo intervento di riordino e schedatura dell’ingente materiale documentario dell’Associazione è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra l’ ANMIG e l’Archivio di Stato di Piacenza, e al contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Nella prima fase del lavoro si è provveduto ad esaminare il materiale, di circa quaranta metri lineari collocato in quattro armadi, situati in due stanze al primo piano della Casa del Mutilato di Piacenza. In seguito si è provveduto a selezionare sedici metri di documenti – registri e atti – ricondotti alle serie originarie dei registri e dei fascicoli personali degli iscritti che hanno partecipato alla Prima Guerra Mondiale. Al termine della schedatura dei materiali è stato realizzato un elenco di consistenza dando indicazione dell’oggetto e della data della documentazione. Per quanto concerne i fascicoli personali si è ripristinato, lì dove era confuso, l’ordine alfabetico, si è però lasciata la divisione in pacchi, dando indicazione delle lettere iniziali e finali di ciascun pacco; successivamente i pacchi andranno collocati in buste, per poterne permettere una più agevole consultazione. La consistenza dell’archivio è la seguente: 208 registri (1918-1999) divisi in più serie (verbali, protoxolli, copialettere, giornali, mastri, elenchi dei soci ecc.), 38 pacchi di fascicoli personali dei soci (1918-XX2), 28 pacchi di documentazione miscellanea ancora da inventariare (1935-1981, s.d.). Si spera di poter continuare il lavoro per arrivare alla schedatura completa dei documenti dell’ANMIG già selezionati e all’inventariazione degli archivi aggregati, con materiale dal sec. XIX, che attualmente sono conservati nello scantinato dell’ente. La schedatura e l’inventariazione dei documenti è stata effettuata da Paola Agostinelli sotto la direzione scientifica di Anna Riva dell’Archivio di Stato di Piacenza (Anna Riva).


Tesi di Laurea di interesse piacentino

Manrico Bissi, I bombardamenti aerei sulla città di Piacenza: dai traumi della guerra alle strategie per la ricostruzione (1943-1965), Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura e società, rel. Prof. Gianfranco Pertot, a.a. 2010-2011. L’A. ha analizzato, atrraverso un attento studio bibliografico e una puntuale analisi archivistica su materiali inediti, le distruzioni subite dalla città di Piacenza negli ultimi due anni della Seconda guerra mondiale (1043-1945), quantificandone l’effettiva entità e influenza rispetto alle successive ricostruzioni e trasformazioni postbelliche del tessuto urbano, sia centrale sia periferico (1945-1965). La prima fase dell’analisi ha preso in considerazione i caratteri evolutivi e morfo-tipologici della città prima dei bombardamenti, la seconda, invece, ha restituito la mappa e la classificazione dei danni, la terza, infine, ha catalogato sistematicamente gli interventi successivi al periodo bellico per distinguere gli interventi di ricostruzione dovuti effettivamente a danni di guerra da nuovi cantieri. I numerosi dati raccolti sono stati incrociati per verificare l’effettiva corrispondenza tra i cantieri del Dopoguerra e le distruzioni causate dai bombardamenti: tutti i fabbricati individuati come danneggiati dalla guerra sono stati rilevati nelle loro attuali condizioni, così da riscontrarne l’eventuale mantenimento piuttosto che la trasformazione in un diverso manufatto. I risultati del rilievo sono stati, quindi, interpretati in rapporto all’entità dei danni subiti dagli edifici, per arrivare a stabilire quali nuove costruzioni siano sorte per sostuire rovine ormai irrecuperabili, e quali invece siano state innalzate per semplice speculazione immobiliare, laddove la guerra non aveva lasciato gravi conseguenze. Alla fine del lavoro l’A. arriva a stabilire come emerga con chiarezza il modesto peso che i bombardamenti ebbero nel superamento dell’immagine storica di Piacenza, le cui principali alterazioni sembrano invece imputabili alla voracità del mercato edilizio degli anni Cinquanta e Sessanta, allorché la crescita incontrollata della periferia, e il vertiginoso aumento dei valori immobiliari del centro storico, ne favorirono la sostituzione del tessuto tradizionale con un edificato anonimo e speculativo, di norma attestato su lotti e fabbricati preesistenti che non avevano subito gravi distruzioni belliche. Completano la tesi fotografie e tavole (Anna Riva) 

Vincenzo Latronico, Il Cineclub Piacenza “G. Cattivelli”nella tradizione popolare piacentina, Università Cattolica del Sacro Cuore-sede di Piacenza, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in scienze dell’Educazione e della Formazione, a.a. 2011-2012, rel. Prof. Antonella Caforio. Dopo una breve introduzione, nella quale approfondisce la definizione di cineclub dal punto di vista antropologico, sociale e culturale, l’A. dedica il primo capitolo della tesi – Il Cineclub a Piacenza – alla nascita del Cineclub negli anni Sessanta del secolo scorso come “sezione Cineamatori” della Famiglia Piasinteina e alla formalizzazione nel 1969. L’attività del Cineclub è da subito molto intensa: dall’organizzazione di rassegne e proiezioni all’organizzazione del primo festival del cinema indipendente (Gotico d’oro), aperto a chiunque avesse realzzato un cortometraggio a soggetto. Grazie all’attività dei soci, che hanno  non solo prodotto ma anche raccolto filmati il Cineclub Piacenza entra a pieno titolo nella tradizione popolare piacentina, come testimone della vita cittadina dalla Seconda guerra mondiale in poi. Dalla metà degli anni Settanta gli autori del Cineclub cominciano ad interessarsi alle tradizioni popolari di Piacenza e del suo territorio, arrivando così alla documentazione sistematica delle sagre, delle feste, delle processioni, dei giochi e dei mestieri dei piacentini. Tra i filmati più interessanti raccolti e prodotti dai soci del Cineclub molti riguardano il Po, dalla drammatica alluvione del 1951 in poi e non meno importante è l’attività di raccolta de “filmini” di famiglia, veri e propri archivi per immsgini. Il secondo capitolo è dedicato alla figura di Giulio Cattivelli(1919-1997), figura di spicco del giornalismo e della cultura piacentina, che per oltre cinquntanna ha scritto e discusso di cinema sul quotidiano pèiacentino «Libertà» ma nche sul «Corriere della Sera» e sul mensile «Ciak». Il capitolo seguente – Estetica del Cineclub – dopo un paragrafo iniziale (Il primo film girato a Piacenza) che ripercorre la genesi del primo film piacentino girato a Piacenza da autori del sodalizio, Un des matt, passa all’analisi di alcuni autori del rinato Cineclub nei primi anni Novanta: Giorgio Betti, Francesco Paladino, Silvano Tinelli, Filippo Adolfini, Marco Consensi, Damiano Cucchi; conclude il capitolo un’intervista a Pino Tosca, attore professionista passato al cinma amatoriale. Copia della tesi è depositata presso l’Archivio di Stato di Piacenza (Anna Riva).